Istituita ufficialmente dal club Lefthanders International nel 1992, la ricorrenza si propone di diffondere la conoscenza della più comune delle “Neurodiversità” della popolazione: la lateralizzazione meno diffusa e le sue implicazioni, sia positive che inconvenienti. Nel corpo umano molti organi sono doppi e in alcuni casi uno dei due domina sull'altro nell’esercizio delle funzioni. Il mancinismo è la tendenza ad usare il lato sinistro del corpo per compiere movimenti, gesti e operazioni. Si può essere mancini con le mani, con i piedi, persino con gli occhi etc. Nella prima infanzia, nel cervello umano ciascuno dei due emisferi inizia ad acquisire una specializzazione prevalente per determinate capacità (ad es. normalmente è l’emisfero sinistro quello specializzato per operare la maggior parte delle competenze del linguaggio). Questo processo viene chiamato “lateralizzazione” e può compiersi in maniera più o meno completa, dai 3-6 mesi ai 3-4 anni circa. Nei mancini, le funzioni sono distribuite in modo meno lateralizzato tra i due emisferi cerebrali, o con una inversione di distribuzione, con prevalenza dell’emisfero destro (che controlla il lato sinistro del corpo). Ciò determina una diversa preferenza d’uso per alcune parti del corpo nell’eseguire alcune azioni. Le cause della diversa lateralizzazione non sono ancora state chiarite del tutto ma la componente genetica ereditaria è senza dubbio un fattore accertato.

Si tratta quindi di “neurodiversità”, termine che oggi spesso siamo abituati a sentire per parlare di condizioni molto più complesse ed interferenti, tanto da essere considerate dei “disturbi” dal punto di vista clinico: una di queste è l’autismo, ma anche – più semplicemente - i vari disturbi dell’apprendimento. In passato anche il “mancinismo” è stato interpretato come una sorta di menomazione da combattere ed eliminare nel bambino, addirittura considerata con timore e vergogna come una eredità diabolica, un segno del demonio.

Il "mancinismo contrastato o corretto" è il tentativo di cambiare forzosamente l'attitudine dei bambini mancini ad utilizzare in prevalenza la mano sinistra, soprattutto per la scrittura. È stato attuato per anni da maestri, educatori e genitori male-informati sulle possibili conseguenze. Può provocare infatti interferenze tra i due emisferi cerebrali portando ad incertezza, discordanza funzionale, danni alla strutturazione dell'attività motoria e interferenze con l'organizzazione psicologica, facendo vivere nel bambino una disabilità inesistente, minando la sua autostima. Oggi quasi più nessuno tenta di correggere la dominanza d’uso manuale nei bimbi e nessuno si sognerebbe di definire un mancino come “affetto da mancinismo”, come ancora purtroppo accade per altre neurodiversità, talvolta fin troppo “patologizzate” più che comprese.

Nell’uso di molti oggetti strutturati per un uso ottimale dal lato destro, i mancini trovano spesso autonomamente compensi efficaci per utilizzarli senza particolari problemi e con adeguata padronanza; in caso difficoltà (ad es. con le matite, forbici, apriscatole, coltelli, mouse del PC, strumenti musicali etc) sono ormai disponibili diverse tipologie riadattate per agevolarne l’uso con la mano sinistra.

 Vengono piuttosto riconosciuti e valorizzati i vantaggi di questa “diversità” di funzionamento in molti settori. Nello sport ad esempio essere mancini può aiutare a primeggiare, dando una “marcia in più”, causando una confusione negli avversari, creando di fatto un vantaggio. Sembra inoltre che sussistano differenze sostanziali a livello cognitivo nei meccanismi di elaborazione delle informazioni in ingresso. Ad esempio, se i destri ragionano secondo un pensiero sequenziale, i mancini processerebbero le informazioni utilizzando un metodo globale, di “visione simultanea” che permette di percepire più elementi o nozioni nello stesso momento. I destrimani elaborano i dati attraverso processi analitici, mentre i mancini – basandosi su funzioni più tipiche dell’emisfero destro per loro prevalente – utilizzerebbero maggiormente processi di sintesi, guardando all'insieme delle cose a vantaggio delle capacità di memoria.

In un mondo abituato a misurare le prestazioni fin dalla nascita, alla ricerca di standard e normalità, troppo spesso ignoriamo neurodiversità portatrici di ricchezza e talento.

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